Alla scoperta della Palude Bruschera
Sito n. 32 del Museo Diffuso
La zona umida della Bruschera, di circa 164 ettari, collocata sulle sponde lombarde del Lago Maggiore a sud dell’abitato di Angera, rappresenta uno degli ultimi lembi di foresta allagata della Lombardia, caratterizzata da un vasto bosco umido di Ontano Nero, un sistema di risorgive, prati, stagni e canneti insieme a boschi di querce in cui sono inseriti piccoli appezzamenti agricoli.
La forte valenza paesaggistica, ambientale ed ecologica, ne hanno comportato la designazione quale sito di importanza comunitaria Palude Bruschera e l’inclusione nella zona di protezione speciale Canneti del Lago Maggiore.
Il notevole interesse naturalistico di questo sito è dovuto alla presenza di habitat di interesse comunitario e al buono stato di conservazione degli stessi, oltre che alla presenza di elementi floristici e faunistici di pregio. L’area comprende diversi ecosistemi. La parte settentrionale dell’area è la più umida e qui sono localizzate le formazioni boschive a dominanza di ontani neri, gli estesi saliceti, frammisti canneti e cariceti, la presenza di una lanca arricchisce il quadro vegetazione con formazioni tipiche delle acque lentiche. La parte centro-meridionale risulta invece caratterizzata da un bosco a latifoglie mesofile con dominanza di querce.
L’accesso alla palude è possibile grazie a sentieri e strade sterrate, percorribili a piedi e in bicicletta. Gli ingressi sono tre: uno da Via Arena e due da Via Bruschera, nei pressi di un depuratore consortile. Una parte di questo impianto è un fitodepuratore che ha le parvenze di uno stagno con un’alta concentrazione di sostanze organiche particolarmente nutrienti per la fauna acquatica. Accanto a questo impianto, non lontano dal lago e dalla località Punta della Forca, sorge un capanno per il birdwatching.
La palude costituisce un rifugio per la fauna acquatica, per uccelli migratori, anfibi, rettili e piccoli mammiferi. Qui vi nidificano diverse specie animali tra cui aironi, folaghe, svassi, gallinelle d’acqua. Appostandosi con pazienza è possibile avvistare il nibbio bruno in volo, il falco di palude, il lodolaio, ma anche la nitticora, il porciglione e altri uccelli più o meno rari. I mammiferi più comuni sono la volpe, lo scoiattolo, il ghiro, il toporagno, il tasso. La flora e gli alberi sono altrettanto pregiati: si contano svariate specie di piante, anche se le più suggestive sono certamente l’iris d’acqua, la tifa e la ninfea.
In un punto non ben identificato dell’area naturalistica, tra la palude e il lago, nel 1776 durante una gita in barca, lo scienziato Alessandro Volta, scoprì l'aria infiammabile nativa delle paludi, che altro non è che il metano.
Il sentiero che attraversa tutta l’area naturalistica costeggia l’Isolino Partegora, un piccolo golfo (gora) a cui deve il suo nome, rifugio di uccelli acquatici, in particolare cormorani e folaghe.