Cascina Storica legata alla pratica della Bachicoltura. Frazione Barzola
Sito 57 del Museo Diffuso
L’antica cascina contadina, già documentata sulle mappe catastali di metà ‘800, ospita oggi la sede della Compagnia Roggero, attiva nella produzione artigianale di burattini, marionette e pupazzi ed eccellenza nazionale nel teatro di figura.
Nel 1990, durante i lavori di ristrutturazione di uno dei locali della cascina, furono rinvenuti sotto uno strato di intonaco, numerosi bozzoli, testimonianze della pratica in passato della bachicoltura, cioè dell’allevamento dei bachi da seta.
Ad Angera la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta hanno costituito storicamente una fondamentale “integrazione del reddito” contadino. Secondo gli studi di Luciano Besozzi, a Barzola (dal 1927 frazione di Angera), la coltivazione del gelso è già documentata dal 1640, ma è tra metà ‘800 e gli inizi del ‘900 che Barzola e la vicina Capronno assumeranno un ruolo di primo piano nella bachicoltura: il catasto del 1875 censisce ben 656 piante di gelso solo a Barzola.
I bachi (bigat) erano allevati soprattutto da donne e bambini: le uova dei bachi venivano acquistate in primavera presso il Santuario della Madonna della Riva, e venivano avvolte in un sacchetto di lana che le donne tenevano in seno per 10/15 giorni e da cui non si separavano mai, nemmeno in occasione della Messa, che era anzi l’occasione per far benedire i fragili bachi contro possibili malattie. Il calore del corpo faceva schiudere le uova e i piccoli bachi erano pronti per essere messi su dei graticci allestiti in un locale a loro dedicato delle cascine. I bachi venivano nutriti con foglie di gelso ben pulite e asciutte coltivate in ogni famiglia contadina e dopo diverse mute erano pronti per cominciare a secernere il filo di seta: era questo il momento in cui venivano posizionati sul bosco, costituito da rametti di fascina variamente intrecciati sul quale i bachi costruivano infine il bozzolo. I bozzoli (galet) di Barzola erano probabilmente venduti alla Locanda dell’Agnello di Taino e destinati alla sede di Taino del setificio milanese “Augusto Gibert & Co”, attivo dal 1888 al 1914, impegnato nella incannatura (posizionamente delle matasse sui rocchetti) e torcitura della seta. Documenti relativi a questo opificio possono essere ammirati presso il Museo di Storia Locale “Il luogo della memoria” di Taino.
Anche ad Angera esistevano alcune filande, come la Simonelli, la Vedani e la Brovelli, attive a metà ‘800, e l’opificio angerese afferente alla ditta milanese “Augusto Gibert & Co”, posto in corrispondenza dell’odierna Via Matteotti 19, attivo dal 1890 al 1922.
[Si ringrazia la Dott.ssa Laura Tirelli per le preziose informazioni fornite sulla bachicoltura nel territorio]