Chiesa di Sant'Alessandro, Sisinnio e Martirio
Sito n. 3 del Museo Diffuso
V-XVII secolo
La chiesa è dedicata a Sisinnio, Martirio e Alessandro chierici e martiri provenienti dalla Cappadocia inviati dal vescovo di Milano Ambrogio alla fine del IV secolo ad evangelizzare la Val di Non, in Trentino.
L’edificio attuale è frutto di un recupero edilizio avvenuto tra il 1580 e il 1585 su strutture risalenti all'epoca alto medievale. Quella che anticamente era considerata la “chiesa maggiore” di Angera, fu costruita quasi certamente su un precedente edificio paleocristiano.
Sopra il portone d’ingresso vi è una formella a bassorilievo su cui è rappresentato un ostensorio. L’oggetto è il simbolo della Confraternita del Santissimo Sacramento che ad Angera stabilì in questa chiesa la propria sede spirituale fino al Dopoguerra.
L’interno – visitabile su richiesta -, a una sola navata, è dominato dall’altare maggiore sopra il quale è collocata una pala dipinta da Francesco Lampugnani: la tela rappresenta la Crocifissione tra i Santi Alessandro, Martirio e Sisinio, San Francesco e due confratelli del Santissimo Sacramento. L’opera realizzata verso il 1630 è inserita in una struttura scolpita in legno di grande pregio risalente al XVII secolo. L’altare è completato da un paliotto in scagliola finemente decorato e datato 1669.
Nella decorazione predominano gli stucchi decorativi, barocchi, con putti e angeli. La volta del presbiterio è riccamente affrescata da un artista anonimo. Sulla parete di destra vi è un dipinto anonimo di pregevole fattura, datato al XVII secolo, che raffigura la Raccolta della manna.
La parete di sinistra è decorata ad affreschi tra cui si segnala la “Gloria dell’immagine di Maria e Santi”, risalente ai primi anni del Settecento.
Di notevole fattura l’antico campanile, che nella parte inferiore presenta elementi di epoca romanica.
Recenti indagini archeologiche sugli alzati e sul perimetro del muro sud e del campanile hanno confermato che la struttura attuale venne costruita riutilizzando murature di epoca più antica, probabilmente paleocristiana (V-VII secolo).