Sant'Antonio Abate (di Andrea Ravo Mattoni)
Sito n.52 Museo Diffuso
Particolare del volto dal dipinto raffigurante Sant’Antonio Abate. Andrea Ravo Mattoni, 2019, bombolette spray su tela in pvc, 2 x 1,5 m. L’opera, di proprietà della Parrocchia e non accessibile al pubblico, proveniva dall’omonima chiesa, che si trovava in Via Paletta e che venne sconsacrata e in parte demolita nella seconda metà del 1800; della chiesa rimane oggi visibile dalla strada unicamente uno stipite in pietra di Angera ornato con un elemento floreale. Il culto del Santo protettore dalle epidemie del bestiame e dalle malattie infettive dell’Uomo, era molto sentito da contadini e allevatori, come dimostrano le numerose messe, benedizioni degli animali e processioni alle stalle, ricordate nei diari capitolari della Parrocchia di Angera, studiati da Luciano Besozzi. La festa principale era celebrata il 17 gennaio.
Sant’Antonio nacque nel III secolo in Egitto da una famiglia cristiana benestante, fin da giovane si ritirò nel deserto e dedicò la sua vita alla preghiera. Conoscitore di medicamenti e rimedi anche per combattere il Maligno, raccolse attorno a sé molti seguaci e si meritò la fama di taumaturgo capace di guarire malattie terribili. I suoi discepoli crearono in seguito l’ordine dei Monaci Ospedalieri degli Antoniniani e ben presto divennero noti per la loro capacità di curare numerose malattie e in particolare il Fuoco di Sant’Antonio. Per lenire i dolori provocati dall’Herpes cospargevano i malati con unguenti ricavati dal grasso suino. I maiali allevati per gli ospedali indossavano un campanellino di riconoscimento e non potevano essere maltrattati. Da questo deriva l’associazione, di origine medievale, del Santo al suino e da qui a tutti gli animali domestici.
Nel dipinto originale angerese troviamo l’anziano Santo in piedi, con una lunga barba bianca e aureola, vestito con una tunica scura, avvolta da una cintura da cui pende un rosario, mantello e sandali. La sua mano destra è aperta e rivolta verso il cielo, la sinistra regge il libro delle Sacre Scritture da cui emerge una fiamma, probabile richiamo al fuoco di Sant’Antonio. Ai piedi del Santo compaiono due buoi invece del più consueto maialino, ma la presenza di animali diversi non è inconsueta, soprattutto in territori come quello angerese, in cui l’allevamento prevalente era quello bovino. Il Santo è all’aperto e lo sfondo è costituito da un paesaggio collinare con alberi. Vedi sito n.48 del Museo Diffuso di Angera - www.angera.it